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AAA via di Bellagio vendesi…

By emerson on 2014/10/21

Un sorriso forzato, scarpe a punta, giacca blu, camicia bianca dall’ascella pezzata. Cosi’ ci immaginiamo il sindaco di Firenze, Nardella, al salone immobiliare internazionale a Monaco con il suo plico di carte e foto mentre cerca di piazzare teatri, edifici storici, aree dismesse di Firenze a qualche ricco investitore. E’ un po’ il segno dei tempi: amministratori pubblici come agenti immobiliari, il cui compito e’ implorare il ritorno della circolazione dei grossi capitali in citta’.
Un’immagine triste, in qualche modo stiamo toccando il fondo, e l’ottica delle istituzioni locali e’ quella di liquidare tutto, fare cassa, trascinarsi ancora per qualche anno, almeno fino a fine mandato, ben consapevoli che tutto cio’ non assomiglia neanche lontanamente a una soluzione.
Probabilmente, mentre porta l’argenteria al banco dei pegni, Nardella cerchera’ di mettere a tacere quella vocina che gli ripete la cosa piu’ ovvia: si puo’ svendere tutto una volta sola, alienato il patrimonio, poi non c’e’ piu’.
Tra i tanti edifici e terreni in mostra, ne figura anche uno che ci riguarda molto da vicino: l’area occupata 8 anni fa dal centro sociale nEXt Emerson in via di Bellagio. Un ex impianto industriale, acquistato in seguito a un fallimento da un’immobiliare: l’Unica.
Si tratta della piu’ classica speculazione edilizia, sul modello degli scandali che hanno travolto la vecchia amministrazione Domenici, quando la cementificazione selvaggia faceva da traino all’economia fiorentina, devastando allegramente la citta’, in un’atmosfera simile ad un’orgia di calcestruzzo, cemento armato e betoniere.
Scenario che l’attuale amministrazione evidentemente rimpiange.
L’area e’ di proprieta’ insomma di un privato, non e’ pubblica, e non si capisce bene a che titolo il comune si faccia procacciatore di affari per aziende private.
Se avete un’appartamento che non riuscite a vendere provate anche voi a rivolgervi all’immobiliare Nardella, dicendo che vi manda l’Unica.

Nella brochure, che potete visionare e scaricare da http://it.investintuscany.com/show_offerta_immobiliare/firenze-dossier/30, si tace ovviamente il fatto che in quell’area esiste un Centro Sociale Autogestito, frequentato da migliaia di persone ogni anno, che campa solo della passione e del lavoro volontario.
Nell’autogestione di uno spazio pubblico, nei valori di mutuo appoggio e solidarieta’ sperimentiamo da soli una vita piu’ dignitosa, senza attendere il disastro che la politica di palazzo ci sta preparando cercando di spacciarcelo come soluzione alla crisi.
Sull’area si presenta anche come fosse gia’ approvato il progetto dell’immobiliare Unica: qualche manciata di casette e villini a schiera, in una zona gia’ sovraffollata e cementata.
Eppure il regolamento urbanistico deve ancora essere varato, ecco quanto valgono gli strumenti democratici e i meccanismi di partecipazione. Non si fa mai alcun riferimento a vincoli sui volumi, il famoso “volumi zero”, tanto sbandierato dal reggente Renzi, che si rivela come la maggior parte delle sue affermazioni, un’uscita mediatica. Piu’ cemento e asfalto si stendono, meglio e’: vuol dire che l’economia per qualche anno gira e la barca affonda piu’ lentamente.
Il fatto che il suolo sia una risorsa finita da anni, e che a Firenze, dopo decenni di cementificazioni senza senso, bisognerebbe parlare di restituire suolo, piuttosto che di edificare ancora, non e’ rilevante. La recente alluvione a Genova delinea un’equazione semplice da comprendere: edilizia selvaggia + grandi opere + pd = disastro.                                                                                                                                        Lo spirito del nostro tempo si esprime non nel fare la cosa giusta, ma quella piu’ economicamente conveniente, generalmente la piu’ irrazionale, che diviene pero’ magicamente anche l’unica possibile, alla quale ci si deve adattare, con le buone o con le cattive.
Per quanto ci riguarda quest’area deve rimanere un bene per la collettivita’, non divenire l’ennesima speculazione ben riuscita di qualche immobiliare, italiana o estera che sia.
Nella brochure dovrebbe anche esserci scritto, in piccolo, come una clausola nascosta, che chi compra quell’area, non sta facendo un affare, ma acquistando un problema, perche’ da qui non abbiamo proprio intenzione di andarcene.

Csa Next-Emerson

Posted in Comunicati | Tagged autogestione, Castello, Nardella, privatizzazione, quartiere

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