Csa Next-Emerson, Perunaltracittà-lista di cittadinanza, Spazi Liberati-lotte locali e proposte dal basso, Comitato SanSalvichipuò, Comitato di cittadini Belfiore-Marcello, Comitato ex-Panificio Militare, Comitato giardino dei Pazzi
Insieme e a sostegno di una manifestazione d’interesse
Premessa
Con la delibera della giunta comunale del 29/01/2013 e preliminare alla definizione del Regolamento Urbanistico, l’amministrazione pubblica istituisce il meccanismo della “manifestazione d’interesse”: la possibilità, cioè, che i proprietari di aree superiori ai 2000 mq definiscano i loro progetti su queste aree.
Nei fatti l’amministrazione pubblica rinuncia al proprio ruolo dando mandato ai privati di ridisegnare la città considerato che la totalità di queste aree ammonta a più di 1 milione di mq.
Tutto cio’, peraltro, in contraddizione con le modalità messe a punto dalla Regione Toscana con la legge 40/2011 la quale prevede che: 1 i progetti debbono rientrare in una politica generale con una preventiva ricognizione sistematica da parte del Comune; 2 la redazione del progetto sia bandita pubblicamente; 3 il progetto vincitore venga discusso dalla cittadinanza.
Il Piano strutturale fiorentino rinuncia a dare indicazioni per la localizzazione delle funzioni da insediare, non tratta nodi essenziali come la riqualificazione delle periferie e il recupero a uso sociale del centro storico o le colline, tace colpevolmente su definizioni che sarebbero essenziali come quelle di statuto del territorio e invariante (anche qui peraltro in contraddizione con decreti regionali). Non solo, adducendo risibili problemi di bilancio e non specificati ostacoli della sovrintendenza alle Belle Arti, non formula nessuna proposta sulle aree pubbliche dismesse, dalle ex-caserme militari al vecchio tribunale, salvo poi quantificare in maniera precisa il regalo alle consorterie edilizie e immobiliari della città prevedendo di destinare a residenza il 70% delle aree dismesse private. Tutto ciò nonostante la forte caduta della domanda di case sia per la crisi economica sia per la decrescita della popolazione comunale e aumentando così a dismisura cementificazione e bolla edilizia. In sostanza un Piano strutturale che rinuncia del tutto a un’idea di città sostenibile, a misura d’uomo, le cui trasformazioni partono dall’individuare i bisogni di chi la città la vive, nei quartieri e sui posti di lavoro, rimandando così le decisioni al Regolamento Urbanistico a cui di fatto vengono demandate le scelte cruciali della trasformazione della città. Una scelta ben precisa che di fatto sancisce la riedizione della logica delle continue varianti già utilizzata col piano regolatore e che individua la destinazione d’uso di un’area o qualsiasi altra trasformazione urbanistica non tanto rispetto ai bisogni dei cittadini quanto alla possibilità di profitto da parte dei padroni della città.
Abbiamo quindi un Piano Strutturale che ripropone la consueta “deregulation”, lascia anche troppa libertà di azione al Regolamento Urbanistico, per poi arrivare alla scelta che per le trasformazioni dei volumi ci si affida ai progetti dei proprietari.
L’assessore Meucci sostiene che con questa delibera vuole “conoscere le proposte dei cittadini”, noi pensiamo che i cittadini non sono solo i proprietari delle aree ma chiunque viva la città. Per questo proponiamo la seguente manifestazione d’interesse.
Dati anagrafici xxx xxx (xxx@inventati.org) come referente del Csa Next-Emerson e dei cittadini firmatari dell’osservazione n° 198 protocollo 14713/2011 al piano strutturale e preventivamente informati di questa manifestazione d’intesse.
Documentazione attestante la dismissione totale o parziale degli immobili
Come da indagine conoscitiva al Piano Strutturale (valutazione intermedia – PARTE-SECONDA_UTOE10-12 pagg 16-17) (allegato 1)
Caratteristiche e consistenza dimensionale dell’area
Catasto Comune di Firenze, foglio 8, part.lle 309, 326, 407, 512, 513, 583
Ambito compreso fra Via Reginaldo Giuliani e Via di Bellagio, compreso nel settore
nord-est del Borgo di Castello al confine con il Comune di Sesto Fiorentino. Il
complesso è costituito da tre fabbricati ex produttivi ed annessi rispettivi, oggi totalmente e definitivamente venduti
Estratto PRG vigente
(allegato 2)
Mappa catastale
(allegato 3)
Documentazione fotografica
(allegato 4)
Superficie
Circa 8000 mq tale comunque da venire incontro, seppure parzialmente, ad alcuni bisogni degli abitanti che già la utilizzano
Destinazione d’uso attuale PRG vigente
Ssottozona D1, artigianale e industriale esistente di completamento,
vincolo aeroportuale (art.53 NTA/PRG)
Destinazione d’uso proposta
Le destinazioni d’uso proposte secondo l’articolo 7 del regolamento regionale dpgr 3/r del 09.02.07 non tengono conto della possibilità di un riutilizzo di aree dismesse a uso sociale. Si provveda quindi ad aggiornare il quadro conoscitivo e previsionale del piano strutturale introducendo per il comparto produttivo di via di Bellagio la nuova previsione di:
AREA DA DESTINARE AD ATTREZZATURE COMUNI E AD ATTREZZATURE CULTURALI E PER IL TEMPO LIBERO, IVI COMPRESO ATTIVITA’ SPORTIVE AL COPERTO, IN FORMA PUBBLICA E AUTOGESTITA
Così come per altre situazioni assimilabili ed in particolare:
Area San Salvi (allegato 5)
Area ex-Panificio militare (allegato 6)
Area ex-Fiat viale Belfiore (allegato 7)
Si tratta di una soluzione già sperimentata in alcune grandi metropoli (Berlino e New York, ad esempio) che permetterebbe, anche su aree private, l’aumento di luoghi di socialità per i cittadini e l’utilizzo di tali contenitori rispetto alle esigenze della popolazione sia dal punto di vista spaziale che dal punto di vista temporale vista la capacità di tali luoghi non burocratizzati di adattarsi “just in time” ai bisogni reali degli abitanti.
L’utilizzo della forma dell’autogestione come organizzazione sociale, dell’autorecupero e del riciclaggio dei materiali come attualmente sperimentato nell’area di via di Bellagio permette la fattibilità a costo zero di iniziative, corsi, laboratori che avrebbero un costo consistente per l’ente pubblico concretizzando in tal modo un reale risparmio per le finanze pubbliche.
Se gli standard minimi per gli spazi collettivi non vengono raggiunti perchè “il Comune dovrà monetizzare”, tali standard restano comunque la traduzione concreta dei bisogni minimi dei cittadini. Dunque un diritto inalienabile che può essere oggi concretizzato mettendo vincoli di destinazione anche su aree private.
L’area di via di Bellagio può essere un inizio in tal senso e l’amministrazione comunale ha la facoltà di farlo esercitando una volta tanto le proprie prerogative, a vantaggio degli abitanti invece che dei poteri forti.
Relazione illustrativa
In questi anni quello che potrebbe essere un borgo ricco di aree verdi e piccoli pezzi di storia fiorentina, si è visto sottrarre molte delle proprie risorse. In meno di una decade sono state calate su Castello tonnellate di cemento, ed ogni attività edilizia è stata un’occasione per aumentare i guadagni di immobiliari e lobby del mattone.
Il nuovo piano strutturale della giunta Renzi viene presentato come “a volumi zero”,
basato sul recupero delle aree dismesse. Un intervento teso veramente al consumo di
suolo zero dovrebbe destinare le zone dismesse ad aree di compensazione per quanto
i quartieri hanno dovuto subire in questi anni, non prevedere di svendere il tutto ad
immobiliari, per ricavarne indietro qualche finto auditorium o striminzito giardinetto.
Non si tratta soltanto della quantità di cemento che si vuole riversare su un’area, ma anche del perchè. È proprio a causa di decenni di mancata programmazione urbanistica che siamo arrivati a un incontrollato e inarrestabile consumo di suolo e risorse.
La comune pratica da parte dei privati di comprare a basso costo aree dismesse, cambiargli destinazione d’uso, demolirle e ricostruirle ad uso abitativo ha probabilmente incoraggiato il settore edilizio in mano a pochi fortunati, ma ha condannato i nostri quartieri a una cementificazione selvaggia e senza criterio, lontana dalle esigenze degli abitanti. Ogni volta che si è dato voce ai cittadini è emerso il bisogno urgente di servizi, non di ulteriori abitazioni. Eppure si continua a costruire centinaia di case, che alimentano un mercato saturo.
Nel borgo di Castello, ai piedi delle colline e delle Ville Medicee, sono presenti due
aree dismesse per un totale superiore ai 30 mila metri quadri e che sono le uniche speranze rimaste al quartiere per riavere indietro qualcosa di quanto finora sottratto
Una di queste aree è proprio la ex-Star Color oggetto di questamanifestazione d’interesse collettiva il cui terreno è stato acquistato dall’ immobiliare Unica. L’operazione compiuta ha tutte le caratteristiche della classica manovra speculativa: il terreno è stato acquistato a poco prezzo a seguito di un fallimento, ma l’area a ridosso del parco delle colline è soggetta ad un vincolo che ne impedisce il cambio di destinazione d’uso. Dunque non si può costruire, né demolire. L’immobiliare è in attesa che la situazione si sblocchi per spianare la strada all’ennesimo progetto di residenze private.
E’ importante sottolineare che in seguito alla presentazione dell’osservazione al piano strutturale (classificata col n° 198, protocollo 14713/2011 ) in cui , rilevando che gli standard dell’UTOE sono al di sotto dei minimi di legge si chiede che: il Piano Strutturale includa le aree ex-Star Color e ex-Seves nella buffer zone delle ville Medicee, la controdeduzione evidenzia che : ” L’osservazione è pertinente e meritevole di accoglimento: i limiti della buffer zone individuati nella
tavola 3 “Tutele” risultano da modificare, come segnalato dalla Regione Toscana, e conseguentemente entrambe le aree saranno comprese al suo interno. ”
Pensiamo, quindi, che l’unico modo per garantire questa prerogativa all’area in via di Bellagio sia formalizzare il processo d’aggregazione che nei fatti si sta già concretizzando.
Necessario quindi ribadire quanto già esposto rispetto alla destinazione d’uso proposta e cioè che in quest’area da anni è in corso una sperimentazione sociale
di condivisione di valori di base quali: l’autogestione, il rifiuto della mercificazione
della cultura, del divertimento e del tempo libero, l’ecologismo, l’antifascismo,
l’antisessismo e l’antirazzismo. In questo spazio non paralizzato dalla burocrazia o
incatenato alla logica commerciale, sono praticate molteplici e ricche esperienze, dalla palestra al corso di tango, dai concerti alle presentazioni di libri, teatro, officina,
laboratori di autocostruzione, riuso e riciclo, mercatino dei prodotti biologici, e mille
altre piccole situazioni che quotidianamente vivono questi spazi. Tutto questo e’ stato
realizzato in un’ottica mutualistica e volontaria, senza chiedere alcun finanziamento
pubblico. (allegato 8)
L’attuale proprietà degli immobili non ha ancora un progetto sull’area, ma se
quest’ultimo comportasse l’ennesimo sgombero di queste attività collettive, ormai
estese a tutto il quartiere, il tessuto sociale che vi gravita attorno si troverà di nuovo
per strada. Le centinaia e a volte le migliaia di persone che ogni mese ne fanno una
realtà viva, saranno di nuovo private di questa piazza ideale posta ai margini di
Firenze, ma non per questo da emarginare o addirittura cancellare.
Questa è quindi una manifestazione d’interesse reale e collettiva sull’area visto l’utilizzo già esistente da parte dei cittadini che in misura sempre maggiore decidono e partecipano alle iniziative che vi si svolgono, compresa peraltro la redazione di “questa” manifestazione d’interesse.